Il drago, nella cultura cinese, rappresenta l’indomabile. Qualcosa di così forte e soverchiante da non poter in nessun modo essere sconfitto.

Nell’animo umano, ci sono cinque Draghi, che ci rendono succubi impotenti della loro volontà.

Per essere veramente liberi, bisogna liberarsi dal loro potere. Non li si può uccidere, ma un cuore puro e una mente serena, li possono domare. Una volta domati, serviranno la nostra volontà.

Essi hanno caratteristiche diverse e sono abbinati ai cinque elementi.

Vi è un Drago Rosso Fuoco, al centro del nostro petto; alberga nel cuore. É il maggiore e più forte fra i cinque draghi. Ha grande brama di possesso e pensa solo a se stesso, al proprio vantaggio. Chiunque lo offenda, o lo sminuisca, viene incenerito. Solo chi riesce a domarlo potrà trovare il suo vero io, dietro al proprio sé. Egli appartiene all’elemento Fuoco e rappresenta il nostro Ego.

Un Drago Nero risiede nei nostri reni. Egli è come l’acqua e ci trascina come fa un fiume in piena con un tronco abbattuto. Ci soggioga utilizzando le nostre pulsioni, i nostri desideri biologici, le nostre brame. Trasforma il piacere in vizio, la calma in ozio stagnante. Ci fa tendere alla lascivia, all’ingordigia, al perdere il limite. Solo chi lo doma potrà governare se stesso. Egli appartiene all’elemento Acqua e rappresenta le nostre Brame Naturali.

Un Drago Giallo risiede nella nostra milza. Egli è grande come una montagna ed essendo grande e sotto gli occhi di tutti, fa in modo di essere sempre all’altezza delle loro aspettative. Quelli che gli rivolgono la parola, senza prima essersi inchinati e averlo chiamato maestà, vengono imprigionati sotto la sua montagna. Egli stesso non ride, non fa nulla di sconveniente. Solo chi lo doma sarà libero di essere se stesso, di valutare liberamente il giusto e il non-giusto.

Egli appartiene all’elemento Terra e rappresenta la nostra obbedienza all’ Etichetta Sociale.

Un Drago Verde risiede nel nostro fegato. É piccolo, scattante, flessibile come il legno verde. Cambia direzione rapidissimo, basta una folata di vento e abbandona immediatamente la sua strada.

Ci fa desistere da ogni impegno, rivolge le sue attenzioni verso un altro obbiettivo non appena ne decidiamo uno. Chi cerca di tenerlo fermo, sarà penetrato dai suoi aculei. Solo chi lo doma potrà portare a termine qualche cosa. Egli appartiene all’elemento Legno e rappresenta la nostra Incostanza.

Un Drago Bianco risiede nei nostri polmoni. É ricoperto di scaglie d’acciaio, che non lo fanno muovere liberamente ma in maniera meccanica, rigida. Quando avanza, travolge tutto quello che si trova di fronte, come una pesante scure che cade dall’alto. Non si ammorbidisce, non devia la sua rotta per evitare gli innocenti. Segue rigide procedure; tutto ciò che non è conforme, viene falciato.

Ci fa dimenticare l’umanità, appiattisce il nostro buonsenso. Ci fa sembrare un ideale più importante della vita che l’ha prodotto, una tecnica più importante del suo scopo. Solo chi lo doma potrà andare oltre il mezzo, per raggiungere l’essenza. Egli appartiene all’elemento Metallo e rappresenta la nostra Cieca Obbedienza.

I Draghi, lasciati senza controllo, si alleano e si trascinano l’un l’altro verso il Caos. Ma solo domando un Drago, si ottengono le capacità per prevalere sugli altri. Può essere il compito di tutta una vita, e in pochi sono riusciti a portarlo a termine.

Al tempo dell’ Imperatore Giallo, nel regno di Jingle, vi era un principe.

Egli non aveva nessun interesse per la vita di corte, ma si dedicava animo e corpo al perfezionamento di se stesso. La vita umana nella società ordinaria, coi suoi fasti, impegni, sofferenze e preoccupazioni, gli sembrava totalmente priva di senso.

Così mentre era ancora giovane, lasciò il palazzo imperiale per trasferirsi, solo e senza aiuti, presso le montagne di Wudang, note per essere il luogo ove molti importanti taoisti andavano a meditare e portare avanti la loro pratica in eremitaggio.

L’imperatore, contrariato, appena saputo della fuga del principe inviò una squadra di 500 soldati affinchè lo riportassero alla città imperiale acclamandolo come proprio futuro governante.

La leggenda dice che quando raggiunsero il principe essi lo implorarono di ritornare alla città natia, in modo che li guidasse negli anni di regno a venire, come futuro imperatore. Infuriato, egli urlò la sua rinuncia al trono e a tutti i suoi titoli; poi colpì il terreno con la sua spada in maniera tanto forte da creare una profonda gola che lo separò dai soldati.

Questo canyon prese il nome di “valle della Libertà” e si trova ancora oggi all’ingresso dei monti di Wudang.

Il colpire il terreno per affrancarsi dalla vita mondana simboleggia la vittoria sul Drago Giallo. Questo significava che con la sua determinazione aveva vinto la sua schiavitù nei confronti dell’ etichetta sociale.

Insediatosi nei monti di Wudang nella Valle di Tai Zi coltivò le pratiche meditative e alchemiche Taoiste per 40 anni tramite i rituali prestabiliti, dimostrando la sua costanza e domando con l’aiuto di queste pratiche rigidamente stabilite il Drago Verde.

Nonostante i suoi continui sforzi, però, non riuscì ancora a raggiungere l’illuminazione; comprese allora che con i soli rituali e cerimoniali non sarebbe riuscito a raggiungerla e decise di abbandonare la loro pratica.

Scendendo dalle montagne per ritornare in città, incontrò un’anziana venditrice di aghi da cucito che raschiava un grosso palo di metallo. In realtà, era un’immortale in incognito.

Quando le chiese cosa stesse facendo, limando quel grosso bastone di ferro, lei gli rispose:

“Voglio farne un’ago!”

Lui rise della risposta e chiese alla donna come avrebbe potuto riuscire a tirar fuori un minuscolo ago da un palo così grosso … e la vecchia rispose: Se io non rinuncio ad affilarlo, questo palo di ferro alla fine diventerà per forza un sottile ago!”

Egli rimase molto colpito dalla risposta dell’ anziana e capì che i rituali (simboleggiati dal metallo) andavano raffinati e compresa la loro essenza sottile, per poter essere utilizzati proficuamente.

Avrebbe quindi dovuto capire, concentrare la sua mente e renderla acuta come un ago per poter penetrare i misteri dietro i rituali, la loro essenza, anziché seguirli ciecamente; così domò il Drago Bianco.

Subito allora tornò in montagna presso il picco dei Cinque Draghi, dove proseguì le sue pratiche in una grotta affacciata sul fianco della montagna.

Un giorno, mentre era in meditazione, apparì una giovane e attraente donna (nuovamente l’immortale in incognito) che cercò di distrarlo dalla sua meditazione con il suo fascino. Egli, nonostante ne riconoscesse la bellezza, non lasciò che turbasse il suo stato meditativo.

In questo modo, sconfisse il Drago Nero, che rappresenta i desideri carnali.

… Ma la donna non desistette e si buttò su di lui per costringerlo ad avere un rapporto. Egli, infastidito, la spinse via con forza ma lei, perdendo l’equilibrio, cadde nel dirupo sul quale si affacciava la grotta.

Folgorato dal pensiero che la morte della donna sarebbe stata a causa sua, subito si gettò anche lui, rinunciando così alla sua pratica spirituale che sentiva essere quasi portata a termine.

La raggiunse in volo e la strinse a se per salvarla, facendo da scudo con il suo corpo nella caduta: visto che non possedeva nessun potere magico, per salvarla sarebbe morto al suo posto. In questo modo, anteponendo la vita di un’innocente alla sua, rinunciò definitivamente al suo interesse personale, sconfiggendo così l’ultimo dei draghi, il Drago Rosso.

In quel momento, un attimo prima dell’impatto, l’immortale svanì nell’aria, dal cielo apparvero cinque maestosi draghi (gli stessi che aveva simbolicamente domato) che sollevarono l’uomo che era il Principe di Jingle e lo portarono verso il cielo, oltre le nuvole, nella terra degli immortali.

Egli, adesso, era Xuan Wu, il Misterioso Guerriero celeste.