Il Taiji

Il Taiji Quan è una disciplina facente parte del Kung Fu, sia inteso come insieme di tecniche per l’autoperfezionamento che come Arte Marziale.

Taiji Quan, Arte marziale, tecnica di lunga vita, è l’esaustivo titolo di un testo della C. Despeux sull’argomento, che ben rappresenta la natura di questa disciplina.

Probabilmente è il più raffinato e complesso esempio di interazione e sintesi di arte marziale e tecnica meditativa. Questo si evidenzia fin dal nome stesso della disciplina: “Taiji” è il nome del simbolo circolare con le due metà che si integrano a vicenda (Yin e Yang), (erroneamente chiamato in occidente come “Tao”) e rappresenta la dottrina Taoista della relatività degli opposti e della loro sostanziale identità.

Il significato letterale del termine richiama il trave sul quale si poggiano le due falde del tetto; una esposta al sole e l’altra in ombra, a indicare appunto che Yin e Yang sono due aspetti fondanti della dottrina ma che poggiano su una base fissa e immutabile.
Questa dottrina può essere applicata sempre, in ogni situazione e per tutte le cose. Ci sarà sempre un lato Yin e uno Yang.

“Taiji” dunque rappresenta la filosofia dello Yin e dello Yang. “Quan”, invece, sta per “tecnica di combattimento”. Pertanto, con Taiji Quan si intende l’applicazione in ambito marziale della filosofia dello Yin e Yang.

I movimenti esteriori sono vere e proprie tecniche di combattimento, svolte nella massima lentezza per permettere lo studio consapevole delle dinamiche energetiche utilizzate nella generazione della forza.

Come la filosofia Taoista impone, il Taiji Quan va a lavorare contemporaneamente su corpo e spirito, senza distinzione.
Il sincretismo è più profondo di quanto possa essere espresso in termini occidentali. Corpo e mente non sono due entità a se stanti, piuttosto due aspetti di un’unico essere e la loro astrazione, per il Taoismo, è senza senso.

Parte essenziale del Taiji Quan è il Qigong l lavoro interno che permette di indirizzare consapevolmente l’energia vitale (Qi) all’interno dei meridiani (essenzialmente gli stessi cui fa riferimento l’Agopuntura e la Medicina Tradizionale Cinese in generale). Questo flusso, che può essere utilizzato per generare una grande forza in combattimento, sblocca l’energia permettendo quindi di rafforzare la propria salute fisica e mentale.

I benefici del Taiji Quan sulla salute sono ormai riconosciuti e dimostrati da centinaia di studi scientifici, in particolare per la gestione dello stress, la correzione della postura, il miglioramento dell’equilibrio e la prevenzione di malattie cardiovascolari.

La Pratica

Il motivo prevalente per il quale si pratica il Taiji Quan è indiscutibilmente la ricerca dei benefici psicofisici, in particolare per la gestione dello stress cui i nostri ritmi di vita occidentali ci espongono; essendo una tecnica molto introspettiva ci permette di entrare davvero in contatto con noi stessi.

Lo studio delle tecniche marziali permette di indirizzare correttamente l’energia simulando parate, spinte, calci e quant’altro. Opportunamente utilizzate, si rivelano estremamente efficaci; la padronanza dei movimenti ottenuta tramite il Taiji può essere applicata in qualunque altro stile di kung fu, pertanto è un prezioso complemento per chi pratica anche altri stili. Un’altro innegabile pregio è quello di riallineare la postura e di avere quindi un grande effetto benefico sui dolori muscolari e articolari ad essa riconducibili; il miglioramento dell’equilibrio è poi una vera priorità con l’avanzare dell’età, quando l’allettamento per fratture al femore e all’anca dovute a cadute in ambito domestico causa tutta una serie di conseguenze aggravanti dello stato di salute dell’anziano.

Questa “meditazione in movimento” è basata innanzitutto sul rilassamento, condizione necessaria per poter percepire e indirizzare l’energia. Le varie tecniche di rilassamento del Qigong applicato al Taiji lavorano sia sul piano fisico che mentale; non può esistere infatti una tecnica che rilassi solamente il corpo o solamente lo spirito, perchè essi si influenzano l’un l’altro. Così come quando si riceve un massaggio si ha un effetto rilassante anche sulla mente, quando si ascolta una sinfonia ci si rilassa anche fisicamente.

Con il Taiji Quan il rilassamento non necessita di interventi esterni, ma sarà autoindotto. Il praticante di Taiji non abbisogna di nulla, solo di se stesso, per raggiungere il rilassamento mentale e fisico. A sua volta, il rilassamento affonda le sue radici nell’autopercezione; come si potrebbe rilassare qualcosa di cui non si ha percezione? O addirittura, come si può essere consapevoli di uno stato di tensione, senza sentirlo? Si avrebbe contezza solo uno stato di oppressione generalizzato, ma senza la possibilità di intervenire. Il Taiji si basa sull’autoconsapevolezza, sulla sensibilità. Questo è anche la più semplice spiegazione dei benefici posturali di questa disciplina: come posso raddrizzare qualcosa che non so essere storta? Ma se si avverte quella chiara quanto fastidiosa sensazione, ci si autocorreggerà automaticamente. Inoltre, la sensibilità è un’atteggiamento mentale, un modo di porsi. Si impara ad ascoltare se stessi, e si apprende anche ad ascoltare gli altri.

Nelle fasi iniziali del percorso di apprendimento del Taiji, propriocezione e rilassamento assumono un importanza cruciale, il primo obiettivo sul quale concentrarsi. Con la pratica diventerà sempre più semplice e immediato; se all’inizio ci può volere anche un’ora intera per prendere contatto con se stessi e rilassarsi, successivamente può bastare meno di un respiro. Se percezione e rilassamento preparano il terreno, lo scorrere dell’energia lo fertilizza. La pianta che germoglia e cresce, siamo noi, nella nostra interezza.